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Vino Dolcetto: il rosso della tradizione piemontese

Vino Dolcetto: il rosso della tradizione piemontese Il vino Dolcetto è uno dei vitigni autoctoni tipici della tradizione piemontese. Con almeno sette denominazioni DOCG e DOC, vanta innumerevoli qualità. Per scoprirle, verrà in aiuto l’esperienza di una giovane imprenditrice cuneese che, conoscitrice del settore, consiglia il Dolcetto, vino ideale per la stagione calda in arrivo!

WINE: il nettare degli Dei
30 Aprile, 2021 12:04
di Marianna Prandi

Vino Dolcetto: il rosso della tradizione piemontese

Il vino Dolcetto è uno dei vitigni autoctoni tipici della tradizione piemontese. Con almeno sette denominazioni DOCG e DOC, vanta innumerevoli qualità. Per scoprirle, verrà in aiuto l’esperienza di una giovane imprenditrice cuneese che, conoscitrice del settore, consiglia il Dolcetto, vino ideale per la stagione calda in arrivo!

Storia e denominazioni

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ph. Irene Sciolla (Bricco del Cucù – Bastia Mondovì)

Il nome “Dolcetto” deriva non tanto dal suo gusto quanto più per l’alto contenuto di zuccheri dell’uva quando è matura.

Il vitigno appare per la prima volta in un documento del 1593 nel comune di Dogliani (CN) dove si riporta la raccomandazione di raccogliere i grappoli prima che raggiungano la maturazione. Un’altra pubblicazione (datata 1798), questa volta di tipo scientifico, riporta la descrizione delle qualità e le sue relative aree di coltivazione (Aqui ed Alessandria) a cura  del Conte Giuseppe Nuvolone Pergamo (all’epoca vicedirettore della Società Agraria di Torino).

Le denominazioni più conosciute del vino Dolcetto:

  • Dolcetto d’Acqui DOC
  • Dolcetto d’Alba DOC
  • Dolcetto d’Asti DOC
  • Dolcetto di Ovada o Ovada Superiore DOCG
  • Dolcetto di Ovada DOC
  • Dolcetto di Diano d’Alba o Diano D’Alba DOCG
  • Dogliani DOCG

Vino Dolcetto: caratteristiche

Nessuna descrizione della foto disponibile.
ph. Irene Sciolla (Bricco del Cucù – Bastia Mondovì)

Il vino Dolcetto, fra i vini più famosi d’Italia, nasce in Piemonte dove rappresenta il rosso della quotidianità. Con una media struttura, fermo, dal color rubino e perfetto per i pasti semplici, vanta un’acidità lieve rispetto agli altri rossi piemontesi come il Barbera o Nebbiolo.

Nella sua versione più strutturata e tannica, come il Dogliani DOC, si presenta con tonalità intense e vanta una buona longevità. A contraddistinguerlo sono i sentori di ciliegia, le note fruttate e la presenza del tannino.

“Questa è la tipologia più pregiata” – afferma la giovane viticoltrice cuneese, Irene Sciolla.

I consigli della viticoltrice

Irene Sciolla, insieme alla sua famiglia, è produttrice di vino Dolcetto. L’azienda (Bricco del Cucù – Bastia Mondovì) nasce nel 1990 e si focalizza sull’enologica tradizione locale. La zona, con vicinanza a Dogliani, è vocata alla produzione di Dolcetto. L’intento degli Sciolla è da sempre , valorizzare le colture vitivinicole tipiche del territorio, difendendole e promuovendole.

Quella di Irene è una vera e propria missione, non soltanto perché giovane e soprattutto donna, vuole sfatare il mito del lavoro in vigna come mestiere prettamente maschile, ma anche perché con la sua produzione, ha voluto portare ad alto livello un vino che, come già detto, da tradizione viene definito un vino da pasto quotidiano. Irene con il suo Dogliani DOC, ha voluto proporre un vino Dolcetto “da festa” come si suol dire.

Ecco cosa ci consiglia Irene per gli abbinamenti:

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ph. Irene Sciolla (Bricco del Cucù – Bastia Mondovì)

Il  Dolcetto, nella sua varietà più strutturata e corposa Dogliani DOC, si sposa bene sia con piatti freddi tipici della stagione estiva poiché risulta piacevolmente fresco ma anche con piatti più grassi perché aiuta a ripulire il palato. Ottimo  l’abbinamento in ogni stagione con la pasta fresca,  piatto della tradizione casereccia piemontese (tajarin, plin, ravioli ecc), selvaggina o con un buon ragù (scopri la ricetta del ragù napoletano cliccando qui).

Se poi si opta per una varietà più leggera come il Langhe DOC, lo si può degustare durante l’aperitivo rustico a base di salumi o, più in generale, in un menù di terra, servendolo ad una temperatura di circa 14 gradi.

 

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Scritto da Marianna Prandi

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